Cuba: un mondo al di fuori del mondo

Cuba: un mondo al di fuori del mondo
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“Sai che quella ragazza ha lo stesso identico aspetto della mia vecchia fidanzata?” così Joaquin, tassista di Viñales, si rivolge a me  subito dopo aver lasciato due ragazze austriache nella loro temporanea dimora cubana. Ho avuto a che fare con Joaquin per altri dieci minuti a partire da quel momento, e molto probabilmente quelle tre ore di guida spericolata lungo le malmesse strade della provincia rurale di Cuba rimarranno le uniche della mia vita trascorse in compagnia di Joaquin. Ciononostante non dimenticherò mai quell’uomo, i suoi baffetti curati e i suoi denti che meriterebbero un po’ più di attenzione, il suo inglese barcollante e intramezzato da parole in spagnolo, il suo essere amichevole, darci consigli di viaggio sulla prossima destinazione, il suo fermarsi improvvisamente nel bel mezzo di un autostrada, dileguarsi per cinque minuti e riapparire con una busta piena di jamón.

Joaquin è solo uno dei numerosi esempi di uomini e donne cubane che fanno di tutto per aiutare los turistas a sentirsi a proprio agio in un luogo che non è lontanamente simile a ciò che un occidentale nel XXI secolo chiamerebbe casa.

Così è stato per Fidel, omonimo del “nuestro presidente Fidel Castro”, proprietario di una casa particulare a Viñales, di cinque cavalli (ho avuto l’opportunità di conoscere personalmente Mojito, Cocoloco e El presidente), un paio di puercos, e varie coltivazioni ereditate dal padre. Il modo in cui ho trascorso cinque ore della mia vita con quest’uomo, eccitato e spaventato allo stesso tempo dall’arrivo de Los Americanos sull’isola dopo decenni di embargo, curioso riguardo ciò che succede all’esterno, su come i giovani europei ed americani trascorrano molto, troppo tempo su internet, mi ha fatto sentire in compagnia di un vecchio amico, ritrovato dopo cinque anni di assenza per trascorrere un paio di giorni memorabili in attesa del prossimo incontro.

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TENSIONI DIPLOMATICHE

“È positivo e negativo allo stesso tempo che gli americani arrivino a Cuba” mi dice Fidel mentre in groppa a Mojito e a El Presidente attraversiamo coltivazioni di tabacco e canna da zucchero, “è ora che Cuba abbia un po’ delle innovazioni a portata del resto del mondo, la nostra economia ha bisogno di sollevarsi. Ho paura però che tutto questo comporti una perdita della nostra individualità, del nostro spirito nazionale, non voglio che loro vengano qui a costruire i loro palazzi”.

Quello di Fidel è un sentimento piuttosto diffuso nella comunità cubana, a una settimana di distanza dall’arrivo all’Havana di Obama, primo presidente americano ad andare a Cuba dal 1959. Le persone sono felici di un rientro di Cuba nella comunità internazionale, numerose opere di rinnovamento sono in corso nella capitale, ma loro continuano ad essere diffidenti nei confronti del turista statunitense. “La maggior parte dei viaggiatori che ospitiamo sono europei, e ce ne è anche qualcuno con gli occhi così” dice Carmen, proprietaria insieme al marito William di una casa particulare all’Havana dove ho avuto il piacere di trascorrere tre delle mie notti sulla più grande delle isole caraibiche, mimando gli occhi a mandorla degli asiatici. “Però non voglio turistas americanos in casa mia, sono arroganti, pensano che ogni luogo sia casa propria e non accettano le differenze culturali”. I decenni di propaganda hanno probabilmente avuto l’esito sperato, e pur riconoscendo l’inevitabilità e la necessità di un riavvicinamento tra il colosso capitalista e l’isola socialista, i cubani ne sono impauriti.

D’altronde molti di loro sono felici della vita semplice che conducono, dell’essere fermi nel tempo su automobili di mezzo secolo fa, dell’avere una città caotica che odora di sigaro e benzina, in cui uomini, donne e bambini trascorrono la maggior parte del tempo in compagnia ed all’aria aperta. Amano lo straniero, essendo la principale fonte di introiti del paese, ma amano anche i propri connazionali, con i quali passano serate a ballare salsa o a giocare accese partite di domino su tavoli nei vicoli cittadini. Il senso di fratellanza e rispetto reciproco può essere percepito, e l’illegalità nel possedere armi per chiunque non appartenga alle forze di difesa è sicuramente  di aiuto. Sono le piccole cose che li rendono fieri della propria vita. “Le mie scale sono fatte di marmo di Carrara. Carrara è in Italia vero?” così William mi racconta di come sia stato fortunato a mettere le mani su quei blocchi di marmo, conseguenza dello smantellamento delle banche dopo la rivoluzione. “Mi ritengo molto fortunato per avere avuto la possibilità di costruire le scale di casa mia con questo materiale. È molto costoso e raro qui a Cuba, molte persone si fermano per fotografare la mia scalinata. Questa è una vera casa coloniale, e voglio renderla il più accogliente possibile per le persone che verranno a soggiornare qui”.

Quella delle casas particulares è la principale sistemazione turistica presente in territorio cubano, consentendo al viaggiatore di avere un alloggio economico e accogliente, e al cittadino di ricavare un introito dalla principale fonte economica della nazione, il turismo appunto. Virtualmente chiunque possiede un’abitazione ha la possibilità di ricevere l’autorizzazione da parte del governo ad ospitare turisti in una delle loro camere. L’ospitalità è forse l’aspetto più evidente della cultura cubana, dove basta letteralmente bussare alla porta di una delle tante abitazioni con l’insegna blu che recita arrendador divisa per trovare una sistemazione per la notte. Il numero massimo di abitaciones presenti in ciascuna casa non supera le tre unità, ma anche nel periodo di massima concentrazione turistica, e nonostante l’assenza di maggior parte delle case da qualsiasi sito internet, trovare un alloggio è piuttosto semplice. Qualora la casa scelta non abbia disponibilità, i proprietari saranno più che disposti ad indirizzarvi presso la casa della sorella, dell’amico o del padre, che vi accoglieranno a braccia aperte e vi daranno numerosi consigli e suggerimenti per rendere la vostra permanenza nella città il più indimenticabile possibile.

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LANCETTE FERME

Una delle cose che colpisce maggiormente il viaggiatore che decide di esplorare l’isola è la presenza di una rete di comunicazione e relazioni così efficiente da rivaleggiare con ciò che accade nella parte del mondo che ha l’uso di internet a portata di tasca. Se infatti il sistema delle casas non ha nulla da invidiare al sempre più comune Air BnB, gli spostamenti da una città all’altra sono altrettanto facili. È sufficiente infatti trovare abbastanza persone da riempire una macchina, così da ammortizzare le spese, per avere un Joaquin disposto a trasportarti dalla porta della casa in cui hai dormito la notte precedente a quella in cui spenderai la notte successiva, anche se nel capo opposto dell’isola. È stato un continuo passaparola tra amici di vecchia data che, dopo i giorni trascorsi con Fidel a Viñales, mi ha condotto da Armando e Mabel a Cienfuegos, città dalla forte influenza francese e barocca, dove ho ancora una volta avuto una grande prova dell’ospitalità cubana, e da cui ho avuto l’occasione di visitare la più bella città cubana, Trinidad.

Un mix di mojito, acqua dalla dubbia provenienza, cibo in quantità industriale e calore ha messo a dura prova il mio sistema digerente, facendomi trascorrere un’intera giornata a letto, ma il pronto intervento della gentilissima Mabel mi ha permesso di rimettermi in forze ed essere pronto a salire su una Bentley degli anni ’50 che si è dimostrata essere una vera e propria macchina del tempo. Se l’Havana è ferma negli anni ’50, pare che Trinidad sia rimasta racchiusa in una bolla di vetro, senza alcuna influenza dal mondo esterno, per almeno un centinaio di anni di più. Certo, i turisti non mancano in quello che è uno dei centri urbani maggiormente raccomandati dalle guide turistiche di tutto il mondo, immerso nel verde di una montagna da un lato e con splendide spiagge dall’altro, ma basta allontanarsi dalle strade più battute, girando a sinistra dove le masse di turisti girano a destra, e intraprendere il cammino su uno dei numerosi vicoli acciottolati, per ritrovarsi immersi in un indimenticabile spettacolo di colori, odori e rumori a cui solo l’essere umano sa dare luogo.

Dal vociare multilingue di gruppi di persone che cercano il migliore ristorante o il famoso museo della città, si passa al silenzio del villaggio, interrotto solo da quell’uomo che batte il ferro sull’incudine sul marciapiede dietro l’angolo, o dal rumore della macchinina con cui il sorridente bambino gioca felicemente. E se il vedere altari della santeria dietro un portone spalancato genera stupore, ricevere costanti hola e sorrisi da parte di chi è intento a riparare il motore della sua automobile, a comprare provviste per la casa, o semplicemente sta seduto su una sedia accanto al portone per godere del calore portato dal sole, inevitabilmente conduce a riflettere sui valori che una vita semplice porta con sé. Perché ciò che un uomo possiede non ha importanza, qualora quel qualcosa è sufficiente per stare bene. E se qualcuno è venuto da così lontano, e assiste con stupore e meraviglia al posto in cui vivo, non posso che esserne felice, ed esprimo questa felicità salutando il viaggiatore, sorridendo e assicurandomi che per lui tutto stia andando bene.

Perdersi tra i vicoli di Trinidad è come chiudere gli occhi per poi risvegliarsi in un mondo diverso, dove le persone non sembrano conoscere quello che accade all’esterno, dove nonostante il tempo si sia fermato la quotidianità va avanti, e inconsapevoli dello scarto che li separa dal mondo vivono la propria vita col sorriso, inseguendo quel puerco che non pare voglia saperne di restare dietro la staccionata.

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FELICITÀ

Il sentimento di distanza accompagna il viaggiatore per l’intero periodo di permanenza a Cuba, facendolo sentire spaesato in un primo momento, ma basta parlare con un paio degli abitanti per sentirsi a casa, per dimenticare l’esistenza di internet e non sentirne il bisogno, per trascorrere un’intera giornata seduto su una panchina a chiacchierare e non rimpiangerne un solo istante, per rendersi conto che basta un solo momento per allontanarsi dalla propria zona di tranquillità e scoprire cosa il mondo abbia da offrire, per rendersi conto che sono le esperienze che formano un essere umano. E il modo migliore per vivere di queste esperienze è forse quello di andare in un mondo dove la zona di tranquillità non sanno nemmeno cosa sia, perché non sentono il bisogno di separarla dalla quotidianità. Perché un contadino con le scarpe sfondate e la camicia bucata, il suo carretto con quel poco di mais che è riuscito a ricavare dalla terra, e il suo cavallo chiamato Caballo, può essere la persona più felice della terra. E se un paio di turistas gli danno cinque pesos in cambio di un passaggio sulla deserta strada provinciale, la sua giornata può solo che migliorare, aggiungendo un tocco di felicità.

ALL-INCLUSIVE

C’è anche un altro lato che si affianca a quello degli antichi edifici e delle macchine d’epoca, ai vicoli affollati e strapieni di gente che danza, ed è quello delle spiagge da sogno e dei villaggi turistici. Voler afferrare l’essenza di Cuba spendendo una settimana in uno dei numerosi all-inclusive resorts presenti sulle coste, è come dichiarare di essere un grande conoscitore di cibo italiano e aver mangiato solo pizze surgelate per tutta la propria vita. Varadero, dove sono stato personalmente, è lontano anni luce dalla realtà della vita cubana, ed è molto più facile trovare un proprio connazionale piuttosto che un cubano, se escludiamo coloro che compongono lo staff dei villaggi turistici.

E sono proprio i resorts a farla da padroni a Varadero, dove il modesto centro abitato lascia subito spazio ad una distesa di alberghi di ogni sorta, ognuno con la propria piscina, il proprio ristorante e i propri divertimenti, dove con una cifra piuttosto modesta uno ha la possibilità di mangiare e bere fino ad esplodere, andare in spiaggia tutto il giorno e assistere la sera al cosiddetto intrattenimento organizzato dall’hotel. Certamente questo è un modo più che consigliato per coloro che intendono trascorrere la propria vacanza a rilassarsi prendendo il sole, e non polemizzo con chi decide di farlo. I villaggi turistici sono ben organizzati e molto più economici rispetto ad altre parti del mondo, e la spiaggia è effettivamente da sogno, con sabbia bianca e acqua cristallina. Su quella spiaggia ho assistito ad uno dei tramonti migliori della mia vita, mentre un pellicano continuava a planare sull’acqua in cerca del suo pasto, e le acque sono gremite di coloratissima vita marina che è facilmente osservabile spingendosi un po’ al largo.

Ma Cuba è una realtà così unica, così diversa, con una fortissima identità nazionale e con un senso di ospitalità fuori dal comune che sembra un’ingiustizia ignorare. D’altronde basta pochissimo, è sufficiente spingersi leggermente fuori dai terreni più battuti per essere colpiti da questa realtà con la forza di un pugno in faccia, per lasciarsi alle spalle la vita di tutti i giorni e sentirsi parte di una nuova famiglia, che pare essere stata lì ferma per tutta la vita ad aspettare il tuo arrivo. E quando finalmente sei lì, spalanca le braccia per accoglierti, prendendosi cura di te e non facendoti mancare nulla, assicurandosi che prima di uscire tu abbia una scorta d’acqua sufficiente, e che la piña, il frutta bomba e il bocadito jamon y queso che hai mangiato prima di uscire ti abbiano dato abbastanza energie per affrontare una giornata di caldo afoso.

INFORMAZIONI PRATICHE 
Il modo più comune per arrivare a Cuba è l’Aeroporto Internazionale José Martì de L’Havana, destinazione dei principali voli internazionali. Tariffe più basse sono però disponibili per l’Aeroporto Juan Gualberto Gòmez di Varadero se si vola dal Canada nel periodo di alta stagione (Novembre-Marzo).

Per visitare Cuba c’è bisogno di una tarjeta de turista, valida per 30 giorni e estendibile per altri 30, ottenibile contattando qualsiasi ambasciata o consolato. Alcune compagnie aeree però provvedono al rilascio della tarjeta durante il volo, quindi è una buona idea quella di informarsi con la compagnia con la quale si viaggia prima di contattare l’ambasciata.

Il modo più veloce per spostarsi all’interno di Cuba  quello dei cosiddetti taxis colectivos, con prezzi uguali o leggermente superiori a quelli dei mezzi pubblici (qualora si sia in quattro e si completi una macchina. Non è necessario viaggiare in quattro però, dato che spesso sarà lo stesso tassista a provvedere al riempimento della vettura e a trovare un orario di partenza che sia comodo per tutti). Esiste anche un sistema di autobus pubblici, chiamato Viazul, che collega tra loro le principali destinazioni turistiche, con mezzi piuttosto recenti e funzionali. Ogni città con una stazione degli autobus avrà anche una biglietteria Viazul alla quale chiedere informazioni e dove è possibile acquistare i biglietti.

Per quanto riguarda l’alloggio, le casas particulares sono la sistemazione migliore in termini di qualità-prezzo, posizione e immersione nella cultura cubana. Sono presenti più di mille casas solo a L’Havana, e la maggior parte non sono presenti online o è possibile prenotare solamente via telefono. La scelta che io consiglio è quella di semplicemente passeggiare per le strade della città e bussare su una delle porte con l’insegna blu che recita Arrendador Divisa. Come ho detto, anche se non c’è nessun posto disponibile nella casa da voi scelta, i proprietari saranno abili di indirizzarvi in una casa con una camera disponibile.

Ho comunque la possibilità di consigliare personalmente casas dove ho avuto il piacere di alloggiare:

-Casa William y Carmen, Lamparilla #317, La Habana Vieja

-Casa Fidel y Maricelys, Calle Salvador Cisneros #11A, Viñales

-Casa Sr.Armando y Sra.Mabel, Avenida 50 #3912, Cienfuegos

Generalmente una volta trovato alloggio nella prima casa saranno gli stessi proprietari a raccomandare le altre, anche in differenti città, e saranno ben lieti di telefonare per prenotare un posto per voi e di prenotare un taxi in caso ne abbiate bisogno.

Un altro elemento da tenere presente quando si viaggia a Cuba è l’esistenza di una duplice valuta, la moneda nacional (MN) e il peso convertible (CUC). La seconda è la moneta accettata dalle casas e dai ristoranti per i pagamenti effettuati dai turisti, mentre la prima è usata quasi esclusivamente dai cubani. Consiglio di accertarsi sempre, nel caso non sia specificato, a quale moneta si riferiscano i prezzi, specialmente nelle zone meno turistiche. L’economia di Cuba è basata solo sul contante, l’utilizzo di carte di credito è quasi inesistente, quindi è necessario munirsi di una sufficiente quantità di denaro.

Infine alcune accortezze riguardo le condizioni igienico sanitarie consentiranno una migliore permanenza. In particolare bisogna accertarsi di bere solamente acqua in bottiglia.

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Manuel D'Antonio

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