Costa Rica: pura vida e ritorno alla natura

Costa Rica: pura vida e ritorno alla natura
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La strada completamente sterrata procedeva in discesa. Solo due strisce continue di asfalto delineavano il punto in cui le ruote avrebbero dovuto appoggiarsi per procedere lungo il percorso con un’andatura meno accidentata. Il pulmino sobbalzava in modo continuo, alle note di Michael Jackson, Bob Marley e Notti magiche, mentre intorno a noi la vegetazione tropicale si diradava lasciando spazio a verdi pascoli e camion stracolmi di ananas profumati appena raccolti. Era stata una giornata intensa, e con la testa appoggiata al finestrino, mentre le fattorie scorrevano veloci davanti ai miei occhi, riflettevo a come tutto fosse completamente diverso da ciò che era accaduto solamente due giorni prima, quando il mio volo era arrivato in Costa Rica.

Nel momento esatto in cui si mette piede fuori dall’aeroporto di San Jose ci si sente come le star del cinema all’uscita da un red carpet. Una folla di uomini che per tutta la loro vita sembra non abbiano aspettato altro che il tuo arrivo comincia ad inveire contro di te, afferrandoti il braccio, combattendo con gli uomini accanto per accaparrarsi la tua attenzione e avere l’onore di trasportarti nel luogo dove alloggerai. Basta loro solo un istante per rendersi conto che sei lì, e mentre tu stai vivendo quella stupenda sensazione di disorientamento a cui solo l’arrivo in un nuovo paese riesce a dare luogo, sei immediatamente interrotto. E allora bisogna utilizzare tutta la propria destrezza e le proprie capacità comunicative in una lingua che si conosce a malapena per farsi spazio tra quella moltitudine di persone e avere un momento per decidere il da farsi.

Da qualche parte doveva esserci un autobus pubblico, che con un paio di dollari mi avrebbe portato nel centro della città, ma la mancanza di indicazioni, la stanchezza e la volontà di uscire il prima possibile da quella situazione mi hanno portato a fiondarmi in una macchina arancione con un triangolo rosso. Quello sembrava l’aspetto che i taxi ufficiali dovevano avere.

Quando ho deciso di visitare il Costa Rica la mia mente immaginava una natura incontaminata, spiagge paradisiache e animali esotici, ma il mio primo impatto con questa nazione è stato quello con un traffico così congestionato che raramente mi era capitato di vedere. Per fortuna ci sono dei casi in cui l’impatto iniziale con un luogo è completamente diverso dalle sensazioni che si proveranno nei giorni successivi, ci sono dei luoghi che tardano un momento a mostrarti la loro vera identità, come se volessero metterti alla prova per vedere se sei veramente degno di ammirare le loro bellezze.

Erano passate meno di 12 ore da quel momento, e il caotico ambiente cittadino lasciava spazio ad uno più rurale, con sparute case dai tetti di lamiera e qualche piccolo ristorante a conduzione familiare, o soda, mentre la strada si addentrava sempre più nelle montagne. Meno di 24 ore dopo essere sceso dal taxi nel centro di San Jose, osservavo due scimmie che giocavano su un ramo mentre il getto d’acqua di una cascata usciva come per magia dalla fitta vegetazione circostante, e sullo sfondo un leggero getto di fumo si vedeva fuoriuscire dalla cima di un vulcano dalla forma così perfetta che sembrava essere stato disegnato da un bambino.

Nei giorni successivi questa meravigliosa nazione mi ha permesso di scalare un vulcano tra la foresta pluviale e nuotare nel verde lago che si è formato nel suo cratere inattivo al Parco Nazionale Vulcano Arenal, camminare nella magica giungla di Monteverde cercando di avvistare uccelli tropicali, vedere decine e decine di animali, più di quanto mi sia successo in una vita intera, passeggiare in riva all’oceano pacifico a Manuel Antonio, mentre scimmie dalla faccia bianca mi guardavano incuriosite, nuotare in un fiume così azzurro da non sembrare reale al Parco Nazionale Vulcano Tenorio, conoscere persone tra le più squisite che mi sia capitato di incontrare, sdraiarmi su un’amaca sotto una palma mentre surfisti cavalcavano le onde e un ragazzo vendeva noci di cocco stracolme di un dolcissimo latte a Sàmara, mangiare frutta dal sapore paradisiaco e pesce e frutti di mare di una freschezza straordinaria.

Andare in Costa Rica vuol dire abbandonare ciò che della modernità non ci piace, e immergersi in un mondo di sensazioni completamente nuove, dove il rumore delle onde si unisce al costante cinguettio degli uccelli che dall’alba continua incessantemente fino al tramonto, e l’odore di mango maturi che si staccano dall’albero accompagna il rumore di decine di persone felici di vivere la vita.

Pura Vida è il motto di quella nazione, ma è anche il modo in cui i suoi abitanti si salutano l’un l’altro. I pochi milioni di Ticos, come la popolazione del Costa Rica ama definirsi, hanno un rispetto e un amore per la vita difficili da eguagliare. Essi vivono d’altronde in una nazione che ha deciso di sciogliere il proprio esercito e investire il denaro risparmiato nell’educazione e nella salvaguardia dell’ambiente, dando vita ad un luogo dominato da natura incontaminata popolato da persone acculturate.

L’amore per la vita procede di pari passo con un enorme rispetto per la natura. Il grande numero di vulcani presenti nel territorio, la particolare conformazione geologica e la sua collocazione sull’incontro tra due faglie rendono la nazione particolarmente suscettibile a disastri di ogni sorta. Forse è anche per questo che gli abitanti vivono la vita con una rilassatezza estrema, godendosi appieno ogni istante. Non ci sono neanche veri e propri piani di evacuazione, neanche nelle cittadine ai piedi di un vulcano, perché, come ci ha spiegato un amichevole tassista di La Fortuna, costruita ai piedi del Vulcano Arenal, “se conosci la natura, la natura ti avverte, e hai tempo di metterti al riparo”.

Rispetto e conoscenza della natura ancora maggiori sono quelli provati delle numerose persone che decidono di condividere il loro sapere con gli altri, intraprendendo il mestiere di guida turistica. Per quanto la maggioranza dei parchi siano visitabili autonomamente, l’aiuto di una guida locale è indispensabile per conoscere dettagli e curiosità ma soprattutto per vedere animali che sfuggirebbero all’occhio inesperto. La cosa che colpisce maggiormente in una visita guidata è la facilità con cui quegli uomini e quelle donne riescano a vedere animali nella vegetazione più fitta, ad individuare un uccello dai mille colori dove una miriade di liane avvolge il tronco di alberi che sembra siano stati lì da sempre.

È stato in una situazione del genere, osservando il muschio che si arrampicava sul tronco di un enorme albero vecchio di quasi 500 anni, e ascoltando la guida spiegare che se si sente un rumore continuo provenire dalla cima degli alberi, molto probabilmente non è un uccello ma una minuscola rana verde dagli occhi rossi che gracchia dal sottobosco, che mi sono sentito veramente sopraffatto dalla natura, da una realtà che è al di sopra di noi esseri umani, che ci domina ma ci fa credere di dominare un mondo che in verità stiamo distruggendo e che non comprenderemo mai pienamente.

Lì, in Costa Rica, mi sono veramente reso conto di quanto stupendo e pieno di vita sia il pianeta su cui viviamo.  Lì, di notte, nella giungla, la guida che ci accompagnava lungo i sentieri per scovare animali notturni nella giungla, per cinque minuti ci ha privato di ogni fonte di luce se non quella della luna, e ci ha invitato a spegnere le torce. Per cinque minuti ho chiuso gli occhi. Per cinque minuti ho ascoltato il rumore della foresta, continuo, costante, senza interruzioni. Per cinque minuti mi è sembrato di spiccare il volo, di abbandonare la vita sulla Terra, di ascendere ad un piano superiore. La realtà è che durante quei cinque minuti ho avuto la più intima esperienza con la natura e con la Terra che mi sia capitato di avere, accompagnato dal suono di una foresta che non dorme mai e che veglia costantemente su di noi, anche quando pensiamo che siamo noi a comandare.

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Manuel D'Antonio

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